giovedì 3 settembre 2015

Le 4 Qualità che Rendono Grande un Leader

In molti vorrebbero risultare “grandi” agli occhi degli altri, eppure quasi nessuno mette in pratica i quattro principi fondamentali che, in ogni popolo di ogni tempo, hanno fatto sì che gli uomini e le donne che li hanno fatti propri passassero alla storia come “individui grandiosi”. Ma quali sono queste quattro “magiche” qualità? Vediamole subito una a una.

1.  Conoscenza
Non poche persone confondono questa parola con il “sapere libresco” e cioè con una “conoscenza” di nozioni che si apprendono portandole a memoria (come, ad esempio, il sapere cos’è accaduto in una certa data storica, o il conoscere dove sono ubicati alcuni importanti monumenti, o ancora il riconoscere un certo personaggio pubblico); in realtà niente è più lontano di questo dalla vera Conoscenza, che consiste invece nel saper distinguere ciò che è Costruttivo da ciò che, al contrario, è Distruttivo. Questa conoscenza è fondamentale e di primaria importanza per tutti ma, soprattutto, per colui o colei che ha la pretesa di diventare “un capo”: per poter costruire qualcosa, e dunque compiere un’impresa, è assolutamente necessario conoscere quelle “forze” costruttive attraverso cui la nostra azione risulterà vincente e, quindi, allontanarci da quelle che, distruttive, la potrebbero far fallire. Il non aver chiaro la distinzione tra le due, fino a confonderle l’una con l’altra, è alla base del fallimento di molti leader.

2.  Giustizia
Ecco un’altra parola che oggi ha acquisito tutt’altro significato rispetto a quello originario. Un leader è “giusto” non quando applica in maniera meccanica e fredda le leggi dello stato in cui vive o quelle dell’azienda per cui lavora (in questo caso, infatti, avremmo a che fare soltanto con una persona bigotta), bensì quando dà ad ogni persona con cui ha a che fare ciò che gli spetta, non soltanto dal punto di vista economico ma anche, e forse soprattutto, nel riconoscere i meriti e le qualità posizionando il proprio dipendente in un ruolo in cui possa svilupparle ulteriormente. Fare questo significa non solo far funzionare al meglio l’organizzazione per cui si lavora ma anche conquistarsi stima e fiducia (cose che, a loro volta, consentiranno all’organizzazione di migliorare ulteriormente).

3.  Fortezza
Utilizzo volutamente questa parola arcaica ormai in disuso perché credo renda appieno l’idea. La parola “Fortezza” identifica, infatti, quella forza che ci consente di «sopportare le avversità, il dolore fisico e morale, nel non cedere davanti a ostacoli o contrasti» (Vocabolario Treccani). Nella Fortezza dunque rientra anche la Forza di Volontà e il Coraggio, consentendoci così di restare lontani dalla Paura e dal Timore. Questa breve definizione credo non abbia bisogno di ulteriori spiegazioni per far comprendere che chi non sviluppa in sé la Fortezza non potrà mai essere leader.

4.  Temperanza
Ecco un’altra parola arcaica che però racchiude in sé un profondo significato. Avere Temperanza significa in sostanza avere il controllo sulle proprie emozioni, il non lasciarsi gestire da esse ma, al contrario, far sì che sia la nostra Volontà e, quindi, la nostra Consapevolezza a governare i nostri impulsi. Un suo sinonimo è “autocontrollo” ma credo che la parola “Temperanza” renda meglio l’idea. Un leader, quindi, non ha Temperanza quando cade preda della Rabbia, dell’Ira, dell’Odio e dell’Ansia. La mancanza di Temperanza non conduce soltanto al fallimento del leader, bensì proprio al fallimento umano.

Queste quattro grandi qualità, come accennavo all’inizio, sono state osannate in ogni civiltà all’apice della loro potenza: venivano esaltate nella Grecia Antica (in particolare da Aristotele, educatore di Alessandro Magno) e nell’Antica Roma (dove costituivano la base del Mos Maiorum, il codice di condotta di ogni buon romano, di cui erano massimi esponenti, tra i tanti, Giulio Cesare, Ottaviano Augusto, Vespasiano, Traiano, Marco Aurelio), nonché nel Medioevo e nel Rinascimento (dove venivano definite Virtù Cardinali). In sostanza, queste quattro Qualità sono quelle che hanno reso grande la nostra civiltà occidentale e, se impareremo a farle di nuovo nostre, questo nostro Occidente tornerà a essere quella grande civiltà che merita di essere.

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